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THE HUMAN TOUCH

https://florencia-martinez.it autore- Florencia Martinez , fotografia digitale e tessuto cucitura, cm 50 x 50 2022 THE ROAD NOT TAKEN 3.jpg

Karin Andersen & Christian Rainer, Interiors 3, Ed. of 5, Lambda Print, 40x30cm, 2006

milena barberis 2016 ragazza dagli occhi azzurri 2 cm. 60×60. digital print jpg.jpg

Vincenzo Torcello detail , installazione legno e pittura altezza cm 200 – 2021 “VIANDANTE” 17_1.jpg

autore- Ale Guzzetti Affective Robot VS Naukides Discobolus, plastica, circuiti robotici e calco in gesso 46 x24 x 20 e 45 x 19 x13 2013 copia.jpg

KENTARO CHIBA Life Scroll , detail – ink on paper 2019 .jpg

autore- Marcello Mazzella, Afrika. 2021. part. installazione jpg

Orlan – Entre Deux -Ibridazione Orlan Botticelli – 1997 boite luminosa 1/20 cm 49 x 53

Rosaspina Buscarino- “Daedalus 1,2,3”, 2019 Fotog. olio, pigm. su tela cm100x240.jpg

 THE HUMAN TOUCH

Curated by Stefania Carrozzini

14 MAGGIO – 28 MAGGIO, 2022

Stefania Carrozzini Gallery

597, Giudecca

30133 VENEZIA

 

KARIN ANDERSEN

MILENA BARBERIS

KENTARO CHIBA

ALE GUZZETTI

FLORENCIA MARTINEZ

MARCELLO MAZZELLA

ORLAN

VINCENZO TORCELLO

ROSASPINA BUSCARINO

Prima mostra per Stefania Carrozzini Gallery, che, forte dell’esperienza milanese, oltre che estera, apre a Venezia, alla Giudecca, subentrando alla Galleria Sant’Eufemia con un’attività di ricerca e di attenzione per artisti emergenti accanto ad altri già istituzionalizzati.

La mostra “The Human Touch” presenta nove artisti, tra italiani e internazionali ­– Karin Andersen, Milena Barberis, Rosaspina Buscarino, Kentaro Chiba, Ale Guzzetti, Florencia Martinez, Marcello Mazzella, Orlan, Vincenzo Torcello – che, attraverso video, sculture, installazioni multimediali, disegni su carta e fotografie digitali, indagano il concetto del “sentirsi umani” passando dalla robotica al corpo mutante, da forme di espressione più tradizionali all’arte interattiva.

Diversi gli approcci al tema, quasi una sintesi antropologica tra narrazioni fantasmagoriche di una storia umana immaginaria, esseri umani “viandanti” perennemente in cerca della verità, e il corpo come sede privilegiata per esprimere trasformazione e prospettive del divenire. Un progetto che è nato dal desiderio di portare alla luce riflessioni sul nostro modo di vivere il rapporto con la dimensione artificiale, in ogni ambito e al di là di ogni tentazione oscurantista. Il sentire rispetto a ciò che si definisce “umano” nella contemporaneità, tra aperture e limiti, nel tentativo di porre domande sul destino di ciò che ci rende umani e sul futuro dell’arte che non si adegua al mainstream e alla visione politically correct da troppo tempo dominante.

L’arte è un campo magnetico con grandi possibilità di sviluppo, dove poter rintracciare quell’unicum che ci rende così differenti dalle altre specie. L’apertura a nuove grammatiche sensoriali e a nuovi mondi, tra incertezza e ambiguità del rapporto tra vita naturale e artificiale, pongono il problema del limite e dell’utilizzo della tecnologia, auspicando che questa sia un mezzo e non un fine.

Il tocco umano è l’emblema dell’identità perché sintetizza l’esperienza relazionale con il significato ontologico di natura umana. Nella prospettiva contemporanea assistiamo ad una metamorfosi e ad un capovolgimento di valori. Il trans-umanesimo prospetta una visione tecnico-scientifica e tecnocratica che immagina il “come” dovremmo migliorare. Questa prospettiva è sostenuta da una superstiziosa credenza nella scienza come salvezza (per assioma) e da un astratto disprezzo per la nostra natura umana: la nostra fragilità, la nostra mortalità, la nostra senzienza, la nostra auto-consapevolezza e il nostro senso incarnato di “chi” siamo (distinto da “cosa” siamo).

L’apparato tecnico aspira a rimodellare la natura umana in appendice della produzione, da soggetto a oggetto, ma l’essere umano non è fatto solo per produrre e consumare. Il trans-umanesimo vìola l’identità della natura e le sue specificità ontologiche, confidando in una ingegneria antropologica che ha nel proprio programma la negazione del limite e come scopo la mercificazione dell’essere.

Tante sono quindi le domande e i dubbi che questa mostra vuole porre. E ancora: la digitalizzazione sempre più pervasiva porterà a un distacco dai nostri bisogni fondamentali, che ci contraddistinguono come esseri umani? Stiamo assistendo ad una crescita esponenziale di competenze tecnologiche, ma anche a trasformazioni cognitive, etiche, comportamentali e relazionali, nonché emotive. Laddove le attività dell’uomo possono essere sostituite dalla tecnologia, si deve ritrovare e preservare l’essenza dell’umanità, la sua incredibile capacità di inventare e adattarsi, la sua intelligenza emotiva. In questo senso è compito dell’arte ristabilire il colloquio tra essere umano e mondi mutanti in divenire.

The Human Touch è un progetto itinerante: la prossima tappa sarà a Settembre 2022 in South Korea, Seoul (Galleria Naeil).

 

THE HUMAN TOUCH

Concept

Il contatto fisico è un elemento fondamentale dell’esperienza umana, in quanto costituisce una componente essenziale dello sviluppo socio-emotivo, cognitivo, fisico e neurologico sin dall’infanzia. Esso contribuisce, infatti, a determinare lo stile di attaccamento nei neonati e modella la regolazione emotiva durante tutto l’arco di vita. Questa esperienza è stata messa a dura prova nel periodo del Covid, e a soffrirne siamo stati tutti ma soprattutto le persone più deboli.

Il tocco umano è un’importante forma di comunicazione non verbale, usata per trasmettere affetto e vicinanza nei momenti di difficoltà.  Quando è limitato, o addirittura assente, si può sviluppare la cosiddetta” fame di tocco umano” che ha un impatto su svariati aspetti della nostra salute comportando, in primo luogo, un incremento dei livelli di stress, ansia e depressione. Il mondo in ci viviamo dove la realtà virtuale sta prendendo sempre più il sopravvento, ci riporta ai nostri bisogni fondamentali, fin quando abbiamo un corpo , siamo soggetti alle leggi della materia.

La digitalizzazione sempre più pervasiva porterà a un distacco dai nostri bisogni fondamentali, che ci contraddistinguono come esseri umani ? Stiamo assistendo ad  una crescita esponenziale di competenze tecnologiche, ma anche a trasformazioni cognitive, etiche, comportamentali e relazionali, nonché emotive. Laddove le attività dell’uomo possono essere sostituite dalla tecnologia, si deve ritrovare e preservare  l’essenza dell’umanità, la sua incredibile capacità di inventare e adattarsi, la sua intelligenza emotiva.

L’archetipo dell’imprenditore di successo, Tim Cook, disse: “Sono un ingegnere, innamorato della razionalità. Ma le decisioni più importanti si fondano raramente su quei criteri. Il grande difetto degli uomini è di non ascoltare la propria intuizione”. E se riprendessimo il processo più universale ed efficace che esista per  esprimere la nostra creatività, e le nostre intuizioni? Facciamo entrare l’arte e la creazione nella nostra vita e nella vita delle nostre imprese. È ciò che resta di specificatamente umano nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale. Il tocco umano è l’emblema della natura umana perché sintetizza l’esperienza relazionale con il significato ontologico di natura umana.  Nella prospettiva contemporanea assistiamo ad una metamorfosi e di capovolgimento di valori. Il transumanesimo è una prospettiva negativa sulla natura umana, unita a una visione tecnico-scientifica e tecnocratica che immagina il “come” dovremmo migliorare. Questa prospettiva è sostenuta da una superstiziosa credenza nella scienza come salvezza (per assioma) e da un astratto disprezzo per la nostra natura umana: la nostra fragilità, la nostra mortalità, la nostra senzienza, la nostra auto-consapevolezza e il nostro senso incarnato di “chi” siamo (distinto da “cosa” siamo). L’apparato tecnico aspira a rimodellare la natura umana in appendice della produzione, da soggetto a oggetto perché l’essere umano non è fatto solo per produrre e consumare. Il Transumanesimo vìola l’identità della natura e le sue specificità ontologiche, confidando in una ingegneria antropologica che ha nel proprio programma la negazione del limite. E se non esistesse la natura umana sarebbe possibile fare qualsiasi cosa , se non esiste la natura umana è più facile mercificare gli umani.

Annullare l’idea di natura umana può far muovere azioni anche al limite dell’illecito tanto da creare un  nuovo ordine mentale dove alla base c’è l’idea  di neutralizzare l’essere .

Dunque l’essere umano nell’epoca della riproducibilità tecnica si fa macchina, pensando di perfezionarsi, ma invece nega sé stesso, e scambia questo processo come una conquista;  qui nell’illusione del perfezionamento,  l’insegnamento di Pinocchio è rovesciato. La natura umana è offesa, nel desiderio post-umano di superare i confini della natura e di potere essere tutto ciò che si vuole. Ma noi dobbiamo difendere lo splendore della natura umana, dobbiamo difendere le ragioni di Pinocchio piuttosto che quelle di Terminator . Dobbiamo restare umani.

Stefania Carrozzini

 

 

 

 

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